È il 21 dicembre del 1987. Il Verona privo di tutto l’attacco (Elkjaer, Pacione e Gasparini) e con qualche altra defezione importante come Di Gennaro e Bruni, scende al San Paolo. L’Hellas fa strada in Coppa Uefa ma arranca in campionato dopo il quarto posto dell’anno precedente.

Bagnoli, l’allenatore, è costretto a portare in panchina tutti elementi della Primavera fra cui il nostro protagonista: Francesco Calamita. “Ricordo” dice oggi, “che il mio amico e compagno di squadra fra i giovani, Ugolini partì addirittura titolare con Terracciano e Verza un po’ avanzati. Era impossibile fare risultato senza sette titolari. Davanti c’era il grande Napoli di Maradona. Già essere in panchina mi tremavano le gambe”.

Ignaro il giovane “Ciccio” Calamita, veronese ma di origini siciliane. Già perché al 57′ Bagnoli, non uno qualunque, lo manda in campo al posto di Sacchetti che due anni prima aveva conquistato lo scudetto coi gialloblù.

“Ero un po’ incosciente allora” ricorda Calamita, dribbling facile e grande classe. “Entro e scambio con Terracciano, bene poi l’azione sfuma. Subito dopo c’è una palla contesa a metacampo, vado un po’ indietro col corpo e vedo uno del Napoli che mi affronta. Niente mi è venuto proprio bene. Tunnel e me ne vado in dribbling poi l’azione non si concretizza. Perdemmo 4 a 1 ma se avessimo avuto Di Gennaro ed Elkjaer le cose sarebbero andate diversamente”.

E poi? “Niente, sto uscendo e la panchina composta di tutti miei amici e compagni mi dice che ho fatto tunnel a Maradona. Tutto qua”. Ancor oggi in città in molti gli ricordano quel colpo di genio. “Giocai in Coppa Italia contro il Torino e poi feci otto anni belli al Bolzano nei semiprofessionisti. Avrei potuto fare di più? Certo ma la vita è così”.

Calamita è così. Quando gioca con gli ex del Verona regala ancora colpi ad effetto come il tunnel su Diego Armando Maradona.