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Verona, la dura legge del gol stonato

“Chi le ha inventate le fotografie
chi mi ha convinto a portar qui le mie
che poi lo sappiamo, scattan le paranoie.

Le facce nelle foto accanto a noi
entrate nelle nostre vite e poi
scappate di corsa, per non tornare mai…”

Il Verona sotto gli occhi del presidente Maurizio Setti, pochi giorni fa presentava alle porte del proprio stadio due murales che ricordavano il gol senza scarpa di Preben Elkjær Larsen alla Juventus e un esuberante Osvaldo Bagnoli portato in trionfo dopo la vittoria dello scudetto. Momenti passati, indubbiamente felici, ma quanta nostalgia… Quelle facce entrate di corsa (letteralmente) e poi scappate, per non tornare mai, proprio come recita la canzone degli 883 “La Dura Legge del Gol”, in quel lontano 1997 (già, 1997…) ma incredibilmente così vicina e affine a questi giorni veronesi. Queste giornate pazze che sta vivendo il Verona e per le quali Cisco, alzandosi lentamente dalla sedia del bar chiuso, avrebbe improvvisamente detto:

“Voi non capite un cazzo, è un po’
come nel calcio
E’ la dura legge del gol
fai un gran bel gioco per
se non hai difesa gli altri segnano
e poi vincono.

Loro stanno chiusi ma,
alla prima opportunità
salgon subito e la buttan dentro a noi,
la buttan dentro a noi.”

Già, perchè quel 3-0 subito in casa contro il Crotone ieri fa veramente pensare che qui ci sia qualcuno che non capisca un ca…lcio. I gialloblù non hanno neppure la scusante di poter dire di aver pressato e dominato tutta la gara, subendo le ripartenze degli Squali, perchè questo non è avvenuto Cisco, mi spiace. I rossoblù hanno segnato 3 gol e son andati vicini per almeno altre due occasioni al 4°, una rete spezza-gambe arrivata a 2 minuti e mezzo dall’inizio del fischio iniziale ha precluso la gara certo, ma poteva anche servire da scarica elettrica per riattivare gli animi scaligeri che invece son rimasti a terra, appiattiti per tutta la partita, nessun “Libera!”, nessuna rianimazione.

“Sull’amicizia e sulla lealtà
ci abbiam puntato pure l’anima
per noi chi l’ha fatto, chi per noi lo farà”

E anche qui purtroppo non ci siamo, un giocatore non può farsi espellere al 61′ lasciando i propri compagni sotto di 2 gol e in balia completa degli avversari, soprattutto quando questo è il terzo cartellino rosso che ti viene sventolato dinanzi, no Bruno, la foga agonistica e la grinta che solitamente ti caratterizzano questa volta non possono essere delle scusanti.

Siamo alla fine del capitolo Pecchia come direttore d’orchestra o semplicemente, si volterà pagina dello spartito, senza cambiare questa “dura legge del gol stonato”? L’unica cosa certa, è che al contrario del pezzo di Max Pezzali, il lieto fine qui pare non esserci. Il pubblico è stanco di veder vincere gli altri e ha già abbandonato la platea…

“cosa importa chi vincerà
perché in fondo lo squadrone siamo noi
lo squadrone siamo noi”.

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