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Con la prossima faranno 53 partecipazioni in B. La storia del Verona in cadetteria

Nove cadute in Serie B, dove soltanto il Brescia ha disputato più tornei rispetto al Verona. Le Rondinelle hanno raggiunto quota 60, mentre l’anno prossimo l’Hellas toccherà le 53 presenze. La prima caduta fu nel 1958. Un torneo difficile con la lunga malattia di Bagnoli, ottima ala giunta dal Milan, e Piccioli che fu esonerato. Si arrivò allo spareggio con la Bari, che vinse grazie allo scatenato Erba. L’Hellas ritornò subito in B.

LA TELEFONATA. Una delle nove retrocessioni del Verona fu un vero scandalo. Di Biase, inquisitore spietato, crocefisse uno sbadato Garonzi nel ’74, reo di avere telefonato all’ex Clerici prima di una gara col Napoli. Sul niente in pratica, il Verona fu mandato in B. Proprio Garonzi iniziò il disimpegno nel 1978 e con Calloni centravanti in gol proprio a San Siro contro il Milan, retrocesse. L’altra fu a Cesena con Bagnoli in panchina. Se l’Osvaldo avesse salvato quella squadra nel 1990, forse avrebbe fatto un miracolo ancor più grande dello scudetto.

ASCENSORE CON FERRETTO E MAZZI. Il Verona purtroppo, soffrì molto negli anni novanta. In sole due occasioni con le famiglie Ferretto e Mazzi assaporarono la Serie A ma inevitabilmente andarono in B. Accade nel ’92 con Raducioiu e Fascetti poi sostituito da Liedholm e Corso e poi con Cagni nel campionato 96/’97. In quel Verona si infortunò subito Corini che i Mazzi avevano acquistato per alcuni miliardi.

L’ERA PASTORELLO. In Serie A con Prandelli e il suo 4-4-2. Il Verona passa lo spareggio nel 2001 con la Reggina ma cade senz’appello l’anno successivo. Con Foschi ds e Malesani allenatore, è la retrocessione più incredibile della storia del Verona. In zona Uefa all’andata, salvi a cinque giornate dalla fine, retrocessi l’ultima a Piacenza.

DOPPIETTA SETTI. Con Maurizio Setti ben 100 punti nei primi due campionati di Serie A con Mandorlini in panchina e Toni in campo. Il terzo anno però complice una serie lunghissima di infortuni, le cose non vanno e neppure Delneri, sostituto di Mandorlini, riesce a raddrizzare la baracca. Il resto è realtà con Fusco e Pecchia che rovinano tutto quello che di buono avevano fatto l’anno precedente.

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