Fu solo la prima di quattro partite mondiali che si giocarono al Bentegodi, sotto notti magiche sempre più belle
Accadeva ventotto anni fa: il Mondiale di calcio di Italia ’90 apre a Verona con la sfida fra Belgio e Corea del Sud. Le furie rosse verranno sconfitte nel proprio girone solo dalla Spagna qualche giorno dopo, il 21 giugno, sempre al Bentegodi, mentre i coreani chiuderanno o zero punti.
Belgio: Preudhomme; Gerets, Clijsters, Versavel, Emmers, Demol, van der Eslt, De Grijse, Scifo, De Wolf, van der Linden. All.: Thys.
Corea del Sud: I. Choi; Park, K. Choi, Chung, Noh, S. Choi, Kim, Gu, Hwang, Hong, Y. Lee. All.: Lee.
Coordinate dai piedi di Scifo le azioni del Belgio mettono sotto i coreani dal primo minuto, quasi incapaci di reagire al limite dell’inadeguatezza per il mondiale. Resistono un intero tempo, a suon di rimpalli miracolosi sui corpi dei difensori e al palo, ma cedono nella ripresa.
Al Bentegodi quel giorno ci sono più di trentamila spettatori e l’arbitro è Mauro, fischietto dalla storia particolarissima perché nato e cresciuto in provincia di Avellino ma divenuto famoso come direttore delle partite calcistiche statunitensi.
Quelle persone, tutte a Verona, videro un pallonetto tanto alto quanto surreale: era l’attaccante belga Degryse, che approfittava di un’uscita avventata di Choi per alzare in modo esagerato il pallone e farlo ricadere venticinque metri dopo esattamente in porta.
Undici minuti dopo, al 64′, arriva un’altra perla e questa volta parte come un missile terra aria dal sinistro di De Wolf: la sfera si infila all’incrocio. Quando l’arbitro fischia tre volte è festa belga: fu solo la prima di quattro partite mondiali che si giocarono al Bentegodi, sotto notti magiche sempre più belle.