In caso di medaglia, il Governo sud-coreano esenterebbe dalla leva militare il giovane attaccante gialloblù
Oramai è ufficiale: Seung Woo Lee andrà ai Giochi Asiatici, saltando la trasferta di Catania e le prime 2-3 giornate di campionato.
Una scelta che probabilmente non farà felici i tifosi scaligeri, e nemmeno la Società, che avrebbe però addirittura potuto impedire all’esterno sud-coreano di partire, non essendo la competizione in questione organizzata dalla FIFA.
Cosa c’è quindi dietro l’assoluta volontà di Lee di partecipare ai Giochi? Si tratta “solo” di patriottismo o c’è qualcosa di più “concreto” dietro a questa decisione? E perché mai l’Hellas avrebbe permesso a un potenziale titolare di partire nonostante ciò significhi perderlo per 3 o 4 partite?
Partiamo da un presupposto: la legge sud-coreana prevede che entro i 28 anni tutti i ragazzi prestino un servizio di leva obbligatoria della durata di 21 mesi, una costrizione piuttosto pesante per chiunque, figurarsi per un giovane calciatore in ascesa che sarebbe inoltre costretto a giocare con lo Sangjue Sangmu, la squadra dell’esercito, per uno stipendio che si aggira intorno ai 100 euro mensili!
Esistono però dei modi per essere esentati dalla “naja”, e uno di questi è il riconoscimento da parte del Governo di particolari “meriti sportivi“, come, ad esempio, un trofeo o una medaglia con la propria Nazionale.
Ecco quindi la soluzione al rebus: la speranza di Società e giocatore è che questi, insieme alla propria squadra, si distingua ai Giochi, venendo così esentato da una leva militare obbligatoria che ne comprometterebbe seriamente la carriera.
Liberarsi subito di questo peso permetterebbe quindi al ragazzo di poter pensare serenamente al proprio futuro, ovviamente a tinte gialloblù.