L’ultima parte dell’intervista del presidente gialloblù alla rosea
Maurizio Setti, presidente dell’Hellas Verona, ha rilasciato le seguenti dichiarazioni a La Gazzetta dello Sport:
Lei si commuove mai? Non per il calcio, se è lì che vuole arrivare. Il giorno in cui raggiungemmo la prima A, 2013, non provai commozione, lo sa? Stavo già pensando a come consolidare quel traguardo. Mi commuovo, ma più se ripenso a uno spaghetto dentro al furgone col mio primo titolare…”.
CIARLIERI O TACITURNI. “Meglio i valori silenziosi“.
GROSSO. “Parla molto poco. Grosso ha una testa superiore, è determinato, ora so perché è diventato campione del mondo. Ho conosciuto prima Luca (Toni), poi Fabio. Caratteri diversi ma stessa determinazione: ripeto, ora so perché hanno vinto un Mondiale. Grosso crede in quello che fa e non ha paura di pagare gli errori. Ma è anche pronto a cambiare per i suoi progetti. È giovane e si vede da come crede nei giovani. Mandorlini era titubante a lanciare Iturbe, per dire. Una volta ci incrociammo prima di una gara: “Non so se farlo giocare”. E io: “Ma vai, è giovane, ti farà stare sereno”.
LA SCELTA DI ITURBE. “No no! Ho scelto solo un giocatore. Rafa Marquez. Me ne innamorai in tv. Leader silenzioso, sarà sempre il mio idolo. Ma come dicevo, spazio e tempo: forse è arrivato nel momento sbagliato in un calcio non adatto alla sua mentalità“.
FIGLI. “Mmm, Elena mi somiglia molto, sempre alla ricerca del miglioramento. Federico mi vede come un modello, forse troppo. Penso di essere un papà affettuoso ma esigente”.
SMARRITO. “Oh, sì! Non parlo con nessuno per giorni. Vedo nuvole nere, poi piano piano scorgo il sereno e riparto. Sono ottimista, un po’ emiliano un po’ romagnolo. Se, con un mare così, Rimini è ancora e sempre Rimini…”.